La Leggerezza della Scultura

al Parco dell’Arte di Cerrina

COMUNICATO STAMPA

Evento espositivo: mostra culturale internazionale

“LA LEGGEREZZA DELLA SCULTURA”, VIII edizione 2013.

Cerrina, Parco dell’Arte, via Garmontano 5:

5 ottobre – 10 dicembre 2013.

Opere: 13 sculture di altrettanti artisti.

Artisti: Enrico BENETTA (Italia), Alberto BIASI (Italia), Bradley BORTHWICK (USA), Francesco CONTIERO (Italia), Alberto GHINZANI (Italia), Marin KASIMIR (Belgio), Bruno LIBERATORE (Italia), Xavier MEDINA CAMPENY (Spagna), Alfred MILOT MIRASHI (Albania), Marco PORTA (Italia), Maurizio ROASIO (Italia), Silvio SANTINI (Italia), Jorrit TORNQUIST (Austria).

A cura di: Anselmo Villata.

Inaugurazione mostra: sabato 5 ottobre 2013, ore 17,30.

All’inaugurazione saranno presenti: alcuni artisti invitati, Anselmo Villata, curatore della mostra e Presidente I.N.A.C., Aldo Visca, Sindaco di Cerrina, Maria Grazia Piglia, Assessore alla Cultura del Comune di Cerrina.

La mostra resterà aperta al pubblico fino al 10 dicembre 2013, dal lunedì al venerdì dalle 10,00 alle 17,00; sabato e domenica su appuntamento.

L’ingresso alla mostra è gratuito.

Giunta, quest’anno, all’ottava edizione, la mostra “La leggerezza della scultura” assume carattere internazionale e prenderà avvio il 5 ottobre prossimo nel Parco dell’Arte a Cerrina, luogo divenuto consueto, perché particolarmente idoneo e suggestivo, ad accogliere tale evento, dove natura e creatività artistica si incontrano e dialogano generando un’atmosfera magica e mutevole per la conclusione del ciclo stagionale, generando un cambio quotidiano di scenografia intorno alle opere.

Di questa edizione, il curatore è lo stesso Presidente dell’I.N.A.C., Anselmo Villata, che ha effettuato una selezione di 13 artisti internazionali che, come vuole questa mostra collettiva dedicata alla scultura, formano un gruppo eterogeneo per i personalissimi linguaggi espressivi e forniscono una visione realistica sull’attualità scultorea, volta a diversi indirizzi. Inoltre, gli Autori provengono da diverse Nazioni e in tal modo generano una ulteriore occasione di dialogo e di confronto tra differenti esperienze. Come consuetudine, non sono stati suggeriti temi per la realizzazione delle opere per la mostra. Forme, materiali, immagini, volumi, derivano dalla cultura individuale e dalla sensibilità di ogni artista, dalla creatività personale e non sono in alcun modo condizionati da qualsiasi elemento contaminatore esterno. Ogni artista, dunque, secondo il proprio linguaggio e la propria creatività, propone un’opera o un’installazione con materiali diversi che vanno dal marmo al bronzo, al ferro, alla terracotta fino a materiali di più recenti generazioni e al recupero di materiali dismessi; anche l’iconografia è molto varia e va dal figurativo al geometrico, all’informale, al concettuale.

La mostra è corredata da un volume, collana Arte Visiva – Edizioni Verso l’Arte, di 96 pagine, interamente a colori, su cui sono riprodotte tutte le opere esposte, il testo critico di Anselmo Villata, l’introduzione dell’Istituto Nazionale d’Arte Contemporanea, le presentazioni di Alberto Cirio, Assessore al Turismo della Regione Piemonte, Aldo Visca, Sindaco di Cerrina, Maria Grazia Piglia, Assessore alla Cultura del Comune di Cerrina.

La mostra gode dei Patrocini di: I.N.A.C., Istituto Nazionale d’Arte Contemporanea, Ministero BB.AA.CC., Direzione Generale dei Beni Librari e degli Istituti Culturali, Regione Piemonte, Piemonte Nuovo da Sempre, Fondazione CRT, Comune di Cerrina, Provincia di Alessandria.

La mostra si realizza con il sostegno economico della Fondazione CRT e dell’Assessorato al Turismo della Regione Piemonte.

RAPPORTI CON LA STAMPA:

inac@istituto-inac.eu - Tel. 327 5557009 - www.istituto-inac.eu

La chiave di lettura mediterranea di Alfred Milot Mirashi

MASSIMO GUASTELLA.

Tutt'altro che di freddezza si può parlare quando si osserva l'opera di Alfred Milot Mirashi che sembra catapultare quel suo carattere veemente e coinvolgente nelle pitture, pari al calore affettivo che emana la sua persona con quanti si relaziona. Le sua verve creativa è nutrita dal sentimento che lo lega tanto alla gente quanto ai territori di appartenenza, quelli d'origine (Milot la sua patria nel centro-nord dell'Albania) e quelli che vive con partecipazione emotiva, come Firenze la sua città d'adozione.

Idealmente le rappresentazioni dei suoi "angoli mediterranei" ricongiungono i luoghi del suo vissuto. Così come ricongiunge nelle sue composizioni i linguaggi del figurativo e dell'astrazione, e in questo sta la sua contemporaneità. La flessibili opzioni tra i due linguaggi li pone in un labile confine, tra le pennellate corpose di colore puro ed intensamente luminoso e suggestivo, " perché vivo tra colori vivi mediterranei " sostiene l'artista, e gli elementi prelevati dalla cultura artistica mediterranea e occidentale, che ha negli occhi e nella mente sin dalla sua formazione artistica. Le une e gli altri deflagrano sulla tela accanto a quelle chiavi - l' oggetto è universalmente riconoscibile- ordinate, entro grandi sfondi delle campiture monocrome, con precisione e cura dei dettagli, sino a divenire il soggetto principale; metafora di libertà e delle aperture alle nuove culture, ma viceversa anche di chiusura, ché sono usate per rinserrare. La chiave, oggetto di curiosità che nasconde una particolare bellezza formale, é la sua invenzione stilistica, che va interpretata come la soluzione simbolica all'integrazione sociale, culturale, religiosa e razziale che vive l'Europa in questo scorcio di secolo, e di cui lo stesso artista -immigrato vent'anni addietro sulle navi della speranza sulle coste adriatiche- si sente protagonista.

Non di meno e senza cadere in retoriche formulazioni, Alfred Milot Mirashi ha scelto la chiave per ricreare un'atmosfera disvelata; una riscoperta che si apre alla visione di angoli della storia, e in special modo quella artistica, che è sempre in divenire ed è percepibile traboccante com'è di splendori in ogni luogo del Mediterraneo, a testimonianza perenne di civiltà. Li raffigura traendoli da esemplari dell'arte del passato: ora un batacchio o un doccione; seguono citazioni di un nudo femminile o anche di un ritratto; quindi la scultura di Venere oppure una testa muliebre di statua e così via. Ed è la stessa chiave a tenere saldamente chiuso in sicurezza questo straordinario scrigno che ricompone un tesoro di opere d'arte, dall'archeologico al moderno, che Milot Mirashi rappresenta sulle superfici dei dipinti.

Come è stato osservato le sue opere sono costruite per una funzione dichiaratamente sociale; per divulgare con rinnovata sensibilità, a parere di chi scrive, nei mezzi espressivi della contemporaneità il patrimonio culturale, l'arte di qualsivoglia epoca che appartiene alla collettività in ogni tempo. Il fruitore è chiamato alla condivisione culturale del modello di civiltà che suoi quadri di volta in volta rappresentano.

Ora Alfred mi richiama a contribuire alla lettura delle sua traduzione plastica delle chiavi, che comporta, ovviamente, un approccio percettivo non solo di sintesi formale ma di contestualizzazione con lo spazio circostante. Come in pittura, la sua si conferma una ricerca concettuale, ancora passepartout in bilico tra figurativo e informale.

La sua metodologia operativa intende il lavoro come piccola dimensione, progetto per una potenziale estensione in larga scala, monumentale, d'arte pubblica. Opere plastiche in equilibrio tra dato reale, contorsioni inattese ed energia espressiva monocromatica; una scelta quest'ultima che l'artista privilegia per accrescere la valenza semantica della duttile materia manipolata. Le forme piene seguono linee morbide offrendo le superfici, levigate e sature di colore, alla luce indagatrice che aumenta la comunicatività dell'opera. L'esito, di un percorso meramente soggettivo, tocca la sfera del simbolico e dello spirituale, rivelando una ripresa di ricordi dove converge d'incanto il succedersi delle esperienze, non solo intime; esperienze di un tempo trascorso capaci di svelare nell'intento creativo la marcata componente allusiva che stimola l'interpretazione dei fruitori, ognuno dei quali la arricchisce aggiungendovene di personali e inediti. È solo il caso di citare Mediterranean Passepartout (red), del 2013, opera eseguita in ferro, juta, vinavil, biacca e acrilico, e recentemente entrata a far parte della collezione "Simposio della Scultura" del MAP il Museo Mediterraneo dell'Arte Presente di Brindisi, con le forme della chiave rossa, come il colore della bandiera del "paese delle aquile" a suggerire nell'arcuarsi della forma un ponte sul basso Adriatico tra Albania e Italia e segnatamente tra Durazzo e la stessa Brindisi, che nel 1991 accolse generosamente la migrazione dal comunismo autarchico del popolo albanese: dai navigli ondeggianti e insicuri sbarcava una folla densa di sentimenti di libertà e desiderio di futuro; tra loro vi era anche un giovane e speranzoso artista Alfred Mirashi da Milot.

 

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